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La passione per il gioco è
tutt'altro che una prerogativa dei giorni nostri, ma anzi affonda le sue radici
sin nell'antichità. Nell'Antico Egitto e in Oriente, in Grecia e nell'Antica
Roma, praticamente ogni popolazione dei secoli passati ha avuto le sue forme di
gioco, da praticare sia in forma privata che in locali pubblici.
È il caso, per
esempio, delle tabernae lusoriae, delle vere e proprie case da gioco simili a
moderni casinò delle quali è ancora possibile trovarne traccia negli scavi di
insediamenti romani, come
Pompei.
Un po' come accade tuttora, anche
nell'Antica Roma il gioco era una delle poche attività in grado di coinvolgere
qualsiasi classe sociale, dagli imperatori, come Caligola, Nerone, Giulio e
Claudio, veri
appassionati di dadi e lotterie, fino alla borghesia e alla plebe. Lo
dimostrano numerosi rinvenimenti archeologici in diverse parti dell'antico
Impero, dai quali sono emersi affreschi raffiguranti animati momenti di partite
ai giochi del momento, ma anche reperti di incredibile valore, come astragali,
dadi e altri oggetti utilizzati durante l'attività ludica.
Proprio a Pompei è stato possibile,
per esempio, osservare alcune delle testimonianze più accurate e meglio
conservate sul gioco nell'Antica Roma, ossia la serie di affreschi rinvenuti in
Via di Mercurio, nel locale VI 10, nella quale viene rappresentata una fase di
gioco con tanto di premi in cibo in bella mostra, e quello ritrovato in una
osteria dell'epoca raffigurante quattro momenti di una concitata lite, con
tanto di minacce e frasi scurrili scambiate tra i contendenti, che si
concludono con la cacciata degli stessi dal locale.
Le scene descritte all'interno di
questi e altri affreschi rappresentano un'interessante prova di ciò che
avveniva nell'epoca dell'Impero, quando le passioni più sfrenate trovavano
spazio in diversi contesti sociali. Buon cibo e buon vino, ma anche eros e,
appunto, la voglia di divertirsi e trasgredire con le diverse tipologie di
"ludi", connotano in maniera chiara e precisa lo spirito goliardico
di un popolo dedito al piacere nel senso più ampio del termine.
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È in questo contesto che si
diffondono le tabernae lusiorae e le caupone, spazi
interamente dedicati al gioco e al cibo, in cui il popolo si recava per dare
pieno sfogo alle proprie passioni. A Pompei, per esempio, è ancora ben visibile
la taverna situata nella VI Regio, al numero 28 della 14esima insula, un'ampia
sala che dà sulla strada, identificata da un'insegna raffigurante un bossolo
per i dadi tra due falli. Proprio i dadi, infatti, rappresentano uno dei giochi
preferiti di tutte le classi sociali.
Realizzati solitamente in osso, ma
anche in avorio, legno o metallo, esattamente come quelli che conosciamo ora, i
dadi riportavano sulle facce numeri da 1 a 6 e consentivano di eseguire giochi
particolarmente semplici ma altrettanto avvincenti. Era possibile, per esempio,
effettuare delle puntate su numeri pari o dispari, su un numero preciso, o più
semplicemente giocare a chi otteneva il punteggio più alto. Mescolati e
lanciati sul tavolo tramite un bussolotti chiamato fritillus, i dadi
incollavano i giocatori al tavolo anche per diverse ore.
Tra i giochi in
uso nell'Antica Roma particolarmente apprezzati erano poi gli astragali, che
prendevano il nome dagli ossicini presenti nelle zampe posteriori di pecore,
montoni e altri animali, che venivano utilizzati proprio per eseguire diverse
tipologie di passatempi. Per esempio, era frequente la pratica del gioco che
prevedeva il lancio di quattro ossicini, alle cui facce venivano attribuiti dei
punteggi specifici. Data la particolare forma dell'osso stesso, le combinazioni
date dalla disuguale caduta degli astragali potevano essere ben trentacinque e
a ognuna di esse venivano attribuiti un nome e un punteggio.
Proprio per il grande successo
riscontrato dall'uso degli astragali, presto si iniziarono a produrre esemplari
in vari materiali, dalla terracotta al piombo, fino a modelli di particolare
pregio come quelli in avorio, argento e oro. Così come per i dadi, anche per il
gioco degli astragali sono numerose le rappresentazioni arrivate sino ai giorni
nostri, raffigurate per esempio su vasi, piatti, e altri oggetti di uso
quotidiano, a testimonianza di una passione riconosciuta a tutti i livelli.
Sono tante oggi le usanze e le
tradizioni tuttora in voga riconducibili ai nostri antenati Romani ed è
interessante notare come, nonostante viviamo in tempi così distanti da
quell'epoca, con tutte le nostre tecnologie e le nostre innovazioni, molto
sembra essere rimasto invariato: d'altronde le passioni che muovono l'animo
umano possono cambiare parzialmente forma, ma restano sostanzialmente le
stesse, che si parli di antiche tabernae lusoriae o di scintillanti casinò
nelle forme oggi a noi conosciute.