Dundee e Fashion Rolls |
“Tic toc, tic toc.” É scaduto il "timer giappo!".
Non so se per voi funziona allo stesso modo, ma nel tempio
dei miei desideri mangerecci ci sono due timer in costante movimento. Uno, da
buon napoletano, è per la pizza. L'altro è per il sushi. Alla scadenza di
questo, come in “Lost”, se non vado a mangiare giapponese potrebbe anche finire
il mondo.
Ok allora, oggi si va da “Hachi Ristorante Giapponese”!
Da bambino mi ha sempre incuriosito e fatto sorridere la
voracità con cui mangiano i personaggi dei cartoni animati giapponesi. Ho
sempre pensato fosse un'esagerazione per rendere l'idea di fame e di
squisitezza del cibo: un'iperbole. Ma, appena ho messo piede nei gemelli
napoletani del sushi all’u can eat ho subito realizzato che, se non dovessi
mantenere un minimo di contegno, sarebbe esattamente il modo in cui mangerei
anche io.
Rolls di tutti i tipi, coloratissimi e dalle forme perfette:
maki, uramaki, hosomaki, futomaki. "Maki se ne frega della dieta! Dai
qua!".
L'Hachi, fratello vomerese di “Nero Sushi” (di cui è
recentemente rimasto orfano), situato a via Luca Giordano, di fianco al
napoletanissimo “Esterina Sorbillo”, propone, dietro prenotazione in posta
privata su Facebook, un ottimo menu all’u can eat di cucina giapponese, in
stile fusion.
Non vi aspettate un ristorante all’u can eat da cani
sciolti. Qui ci sono delle regole! Purtroppo, non potrete ordinare tutte le
scorte di sashimi o chiedere che nei rolls vi arrotolino anche la fidanzata. Ma
questo è il piccolo prezzo da pagare per non rinunciare alla qualità, in luogo
della banale quantità.
"Urca!" |
Avrete un tempo limitato per ordinare (un’ora e mezza),
alcuni piatti potranno essere ordinati un numero limitato di volte e potrete
ordinare solo un piatto alla volta, ad eccezione del primo ordine in cui vi
sarà data la possibilità di scegliere un piatto cotto, come ad esempio i
noodles, e un piatto crudo, come il sushi. Penserete che allora sia una presa
per i fondelli, che quindi ci sia un trucco. No! Vi assicuro che il
sottoscritto ha rischiato seriamente di doversi arrendere prima dello scadere
del tempo per evitare di dover scomodare 118, vigili del fuoco ed artificieri. Il
tempo concesso, se il ristorante non è eccessivamente affollato, è più che
sufficiente per ordinare a piacimento.
Lo staff è molto competente. Massimo, con esperienza e
mestiere, sa trascinare i neofiti del sushi e consigliare le ordinazioni di
piatti che, chiaramente, a prima vista hanno nomi impronunciabili. (Gyoza?
Takoyaki?? Tori no hachi???). Gentilissimi e disponibili Giorgio e Marcella.
Chef Leandro |
Lo Chef Leandro, brasiliano, dalla simpatia coinvolgente, sa
come fidelizzare i clienti e come farsi ben volere. Quando esce da dietro al
banco del sushi con un vassoio in mano e sfila in sala, i clienti lo guardano
con gli occhi dei bambini quando arriva Babbo Natale: non si sa mai quale
prelibatezza da assaggiare porta in dono. Questa volta, in più, armato di
straccio, padella e pennello ha fatto il giro dei tavoli per spalmare su
determinati rolls, rigorosamente stabiliti da lui, una salsetta saporita. Non
male.
Come dicevo, l'Hachi offre un menu all’u can eat di sushi
fusion, che mescola le ricette tradizionali giapponesi con ingredienti esotici
o nostrani, come mango, fragola, rucola e pomodori secchi.
Come avrebbe detto Homer Simpson, "7 pollici su
per":
i “Woman flowers”, uramaki di salmone in tempura con fragole e salsa
teryaki, il piacere dato dal contrasto del sapore dolce e fresco delle fragole
con quello del pesce è ormai risaputo;
i “Dundee rolls”, uramaki con gambero
furay e patè di salmone, decorati con una scenica rucola in tempura;
i “Nagoya
fusion” (rinominati, per merito, “ ‘Na Gioia”), rolls fritti di salmone piccante
e in agrodolce, avvolti da una sfoglia e ricoperti, come se fossero stati
travolti da una valanga, di “batata palha”, una sorta di patate fritte alla
julienne: davvero irresistibili!
Hachi Experience |
E poi, non potrete assolutamente evitare di ordinare un “Hachi experience”: è questa la prima ordinazione che vi consiglio. Piatto onnicomprensivo, di 15 pezzi, che vi darà l’idea di come proseguirà la serata. Normalmente è composto da diversi tipi di sashimi e di nigiri, usualmente di tonno e salmone, che vi faranno comprendere la qualità del pesce e la perfezione del taglio; e da una selezione dal menu a la carte di rolls, caldi e freddi. Il contenuto varia ogni volta essendo questa selezione effettuata a discrezione dello Chef.
Ma sicuramente avrete voglia di assaggiare anche tante altre
proposte sfiziose come gamberi fritti avvolti in un laccio di patata e salsa
teryaki, polpettine di riso ripiene di polpo, tartare di salmone in salsa di
rucola e pesto, delicata ma leggermente acida e piccante: deliziosa!
Gli unici piatti che, sinceramente, vi sconsiglio sono
l’insalata di alghe wakame, sprechereste un’ordinazione, e la cheviche.
Insomma, in una città presa d'assalto da ristoranti
giapponesi, resiste da anni una realtà come l’Hachi, che in un localino con
arredamento minimal ma chic, offre a prezzi ultra competitivi, la possibilità
di mangiare, sin oltre il punto di non ritorno, sushi di qualità con
combinazioni fantasiose.
Non consigliato per gli amanti del sushi tradizionale, ma
consigliatissimo per chi ha il coraggio di sperimentare e voglia di scoprire.
Il tempo di digerire e il timer ripartirà.
“Tic toc! Tic toc!”
Luigi Minieri
Hachi Ristorante Giapponese. Via Luca Giordano, 33 |