Tris di dolci |
“Piacere, Luigi!”.
E cosa siamo qui a fare se non a parlare d’amore? Cosa potrete aspettarvi? Nient’altro che amore per il mangiar bene. Senza business. Senza stelline. Senza volgarità. Sono convinto che non bisogna necessariamente essere cafoni per poter comunicare direttamente con la golosità e con le papille del lettore. Tutto solo ed esclusivamente per il piacere di provare a raccontare le mie esperienze con onestà e senza interesse.
Del resto, vi accorgerete che le honest reviews riguarderanno solo locali abbordabili, compatibili con le mie tasche, e non i vari “Palazzo Petrucci”, “Il comandante”, “La taverna Estia”, e chi più (soldi) ne ha, più ne metta. Anche se, non c’è limite alla provvidenza. Cominciamo.
La nostra avventura con “Vieni a mangiare a Napoli” non può che iniziare dando un morso alle tradizioni culinarie della “città più saporita” e colorata del mondo.
Nel centro del passeggio di via Chiaia, a due passi da Piazza del Plebiscito, c’è un posticino insospettabile dove i padroni della cucina sono i piatti della tradizione partenopea, fatti a regola d’arte e con quel pizzico di innovazione e modernità che non guasta. Vi faccio un esempio. Insalata di polpo, fresco e calloso, servito con una mousse di patate viola. Tradizione e trend nello stesso piatto.
Basterebbe dire ciò per fare di questo ristorantino una tappa obbligatoria per ogni turista che vuole provare la cucina napoletana autentica e per ogni napoletano che non resiste al profumo di un “pacchero alla genovese” fatto come si deve. Ma se questo non vi bastasse, il surplus è dato dalla simpatia dello staff, verace ma che non si spaventa nell’inventarsi poliglotta e chiacchierare con i turisti, capitanato dallo Chef Baciot, un’istituzione della cucina napoletana.
Antipasto di mozzarella di bufala |
La nostra esperienza si è aperta con un antipasto molto sfizioso: una mozzarella di bufala, freschissima, servita con una rosa di pesce spada affumicato, su un letto di crema di piselli. Un piatto che già visivamente era uno spettacolo, ma poi, una volta assaporato, mostrava tutto lo studio fatto per comporlo, con l’equilibrio e i contrasti dei sapori dolci e amari.
Spaghetti alla Nerano: cremosissimi e al dente. Una bomba di sapore.
Paccheri alla genovese con basilico croccante: fatti come vuole la tradizione. La cipolla scompare e lascia il posto ad una crema color caramello che, una volta finita la pasta, lasciarla nel piatto è peccato mortale.
“Antichi sapori partenopei”
Via Chiaia, 124
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Si termina, ma solo perché lo stomaco sfortunatamente ha un fondo, con un tris di dolci che sembra dipinto, con colori tanto intensi quanto i sapori pronti ad essere sprigionati sulla lingua. Tutto artigianale e di produzione propria: cannolo destrutturato con sfoglia all’aglianico, cheesecake ai lamponi e millefoglie con crema chantilly. Vi sfido ad arrivare a questo punto, al posto mio, e a trattenervi, a far finta “che non entra più nulla”. In ogni caso, sappiate che sarete confutati in un attimo dalla comprovata teoria in base alla quale nel corpo umano ci sarebbe un secondo stomaco dedicato ai dolci. Pare sia stata scientificamente provata.
Alla fine del pranzo, la domanda che ci affliggeva era una: “Ma il lavapiatti, se tutti ripuliscono il piatto fino all’ultima macchiolina super saporita di cibo, tutto il giorno, che fa? Che lo pagano a fare?”.
Consigliato. “Scarpetta” d’obbligo!
Luigi Minieri