“Cominciò molte cose, e nessuna mai ne finì”, scriveva Giorgio Vasari iniziando la Vita di Leonardo, per sottolineare il carattere mutevole e impaziente dell’artista. Ed è forse proprio a questo essere “tanto vario et instabile” che è riconducibile il mistero del Salvator Mundi.
L’opera, per la prima volta in Italia, è la protagonista indiscussa della mostra “Leonardo a Donnaregina - I Salvator Mundi per Napoli”, esposizione ideata da Carlo Pedretti, uno dei maggiori esperti di Leonardo da Vinci, e curata da Giuseppe Barbatelli, direttore dell’Armand Hammer Center for Leonardo Studies presso l’Università della California.
La città partenopea dopo ben trentaquattro anni dall’ultima mostra su Leonardo, dal 12 gennaio al 30 marzo torna ad ammirare la magnificenza di quest’artista nella splendida cornice del Complesso Monumentale Donnaregina, non senza porsi degli interrogativi. Il Salvator Mundi, infatti, è una delle opere più discusse dell’artista.
Conosciuta anche come Cristo Benedicente, dell’ex collezione del Marchese De Ganay, si tratta di un olio su tavola di noce raffigurante il mezzo busto di un Cristo con la mano destra in segno di benedizione e nella sinistra il mondo, simbolo di potere universale. “Un Christ à demi corps”, seppur perduto, era presente tra i dipinti di Leonardo registrati a Fontainebleau nel 1642. Ieri come oggi, l’opera sembra riconducibile al catalogo del maestro grazie a diversi caratteri stilistici. Fondamentali, come osserva lo stesso Pedretti, due studi autografi di drappeggi in gessetto rosso a Windsor, testimonianza dell’adesione da parte dell’artista ad un progetto di un Cristo salvatore del mondo, nonchè l’assoluta fedeltà ad una stampa che Wenceslaus Hollar, incisore boemo, produsse nel 1650. Decisive le parole che l’accompagnano: “Leonardus da Vinci pinxit. Wenceslaus Hollar decit Aqua forti, secundum originale. Ao 1650”. E’ proprio sulla base di questa stampa che è stato possibile raggruppare una serie di dipinti e risalire all’originale di Leonardo.
L’esistenza di una molteplicità di copie o varianti introdotte a partire da un’idea di Leonardo, evocata dall’utilizzo del plurale all’interno dello stesso titolo della mostra, è tema centrale dell’esposizione. Ed ecco, quindi, che nella sala al cui centro è posto il più noto Salvator Mundi, è possibile osservare opere simili, sempre di bottega leonardesca. Alla sua destra un Salvator Mundi di proprietà del Fondo Edifici di Culto, in custodia presso il complesso di San Domenico Maggiore, per la prima volta attribuito al pittore messinese Girolamo Alibrandi; alla sua sinistra un altro Salvator Mundi, un Cristo fanciullo opera di Gian Giacomo Capriotti detto Salai, allievo di Leonardo.
Leonardo a Donnaregina, I Salvator Mundi per Napoli.
Biglietto € 6 comprensivo di itinerario tra gotico e barocco e visita alla mostra sui capolavori di Leonardo da Vinci e collaboratori.
info e prenotazioni:
tel. 0815571365