Una delle prime cose che risalta agli occhi di chi giunge a piazza Bellini è il verde che caratterizza la sua parte centrale.
Un alternarsi di alberi e panchine le conferiscono quasi le sembianze di un piccolo parco inserito all’interno di un paesaggio composto prevalentemente dalle sfumature del grigio e del rosso degli imponenti e affascinanti palazzoni d’epoca. Il piccolo polmone del centro storico, oserei dire.
Un alternarsi di alberi e panchine le conferiscono quasi le sembianze di un piccolo parco inserito all’interno di un paesaggio composto prevalentemente dalle sfumature del grigio e del rosso degli imponenti e affascinanti palazzoni d’epoca. Il piccolo polmone del centro storico, oserei dire.
Giungere in piazza provenendo dalle strette vie di San Sebastiano, San Pietro a Majella o Port’Alba significa quasi prendere una boccata d’aria dopo un’immersione impegnativa e che ti lascia senza fiato, in fatto di bellezza, tra i patrimoni artistici e culturali della città.
Un relax destinato a durare poco. Napoli riserva una sorpresa dietro l’altra e basta buttare lo sguardo un po’ più in là per rendersi conto che, tra alberi e panchine, è racchiuso un altro piccolo tesoro.
Un recinto, infatti, ospita i resti dell’antica cinta muraria cittadina in blocchi di tufo, limite occidentale della Napoli greco-romana. In ben che non si dica si attua un nuovo tuffo nella storia di questa terra, in questo caso nel IV secolo a.C.
La piazza è dedicata al compositore Vincenzo Bellini, la cui statua è situata nel punto centrale. Eretta nel 1886, essa poggia su un alto piedistallo ai lati del quale, un tempo, delle piccole nicchie, oggi vuote, accoglievano le statuette delle principali eroine delle sue opere.
Non finisce qui. Su uno dei lati della piazza, si erge il Convento di Sant’Antonio a Port’Alba, oggi sede della BRAU (Biblioteca di Area Umanistica). Esso, insieme agli innumerevoli caffè letterari che caratterizzano la zona, fa di piazza Bellini uno dei punti di ritrovo preferiti di giovani e intellettuali, sia nelle ore diurne che notturne.
Fabiana Carcatella
Riproduzione riservata
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