Complesso monumentale di Santa Maria della Pace: La sala del Lazzaretto

“Dio m'arrassa
da invidia canina,
da mali vicini et
da bugia d'homo da bene”


Queste misteriose parole richiamano l'attenzione e la curiosità di chi le osserva, scolpite, in una lapide di marmo murata nelle pareti del complesso monumentale di Santa Maria della Pace.


Cosa significano? E perché sono scolpite lì?

Storie di nobili e persone comuni si intrecciano e si stampano nelle mura di un edificio che ha visto cambiare nel corso dei secoli uso e destinazione.

L'entrata si presenta monumentale, con un portale d'ingresso ad arco in stile gotico fiorito, del XV secolo.

Molte volte Sergianni Caracciolo, primo ministro del Regno di Napoli, deve averlo varcato, di ritorno alla sua residenza. Il nobile, uno degli uomini più potenti del tempo, fece costruire il complesso perché a pochi passi da Castel Capuano, la residenza della sua amante: la regina Giovanna II d'Angiò.



L'influenza sulla regina fu tale, che Sergianni Caracciolo ricevette l'appellativo di Re senza titolo, data la situazione di fatto in cui si trovava.

Amore e potere procedettero di pari passo, finché il potere non prevalse sull'amore e Sergianni fu ucciso per una congiura, ordita dalla stessa regina Giovanna. Il palazzo restò senza proprietario, ma la sua funzione era destinata a cambiare nel corso del tempo.




Nel 1587, il palazzo fu acquistato dai frati Ospedalieri dell’ordine di San Giovanni di Dio, i Fatebenefratelli, che lo adibirono ad ospedale. L'edificio accolse tra il XVI e XVIII secolo, lebbrosi, appestati e altri malati infetti, con l'obiettivo di dar loro cure ed assistenza.


Una testimonianza di ciò è visibile ancora oggi nella Sala del Lazzaretto, destinata ad ospitare i malati di peste.



La stanza affrescata è lunga 60 metri, e sul fondo è possibile ammirare l'altare in marmi commessi del XVIII secolo, che anticamente separava l'ambiente di cura dal gabinetto medico. Alta 12 metri e larga 10, presenta inoltre un ballatoio, che corre lungo tutto il perimetro delle pareti, il cui scopo era quelli di consentire agli inservienti di assistere i malati, ma allo stesso tempo di evitare il contagio, calando loro dall'alto medicine e viveri.

Sulla parte superiore del ballatoio, tra le finestre, e sotto la volta, si possono ammirare gli affreschi di Giacinto Diano e Andrea Viola raffiguranti la Vergine Maria e gli episodi della vita di San Giovanni di Dio.




Nel 1893, traslocata dalla sua collocazione originaria in vicolo San Nicola dei Caserti, venne murata nella parete tra i due chiostri dell'edificio la lapide recante il testo con le parole sopra citate, la cui traduzione italiana è: 

Dio mi allontani dall'invidia canina, dai mali vicini e dalle bugie di un uomo dabbene”.


L'iscrizione enigmatica destò l'interesse anche di Benedetto Croce, il quale ipotizzò che fosse stata scolpita per desiderio di un ricco quanto malcapitato napoletano che non riuscì a difendersi dalle calunnie di alcuni nemici, i quali grazie a delle false testimonianze lo fecero accusare di omicidio e giustiziare.


Prima di morire il disgraziato lasciò tutti i suoi averi ai frati a patto che la targa fosse murata in eterno come perenne ammonimento contro ogni forma di ingiustizia.

Le parole della lapide figurarono come monito perfetto per la successiva destinazione dell'ospedale, che a partire dal 1974 divenne sede di uffici giudiziari, in supporto a Castel Capuano. 
I due edifici tornarono ad essere collegati, come ai tempi di Caracciolo e della regina Giovanna, e così rimasero fino al 1995, l'anno in cui il complesso di Santa Maria della Pace fu destinato ad ospitare gli uffici del comune di Napoli, presenti ancora oggi.




INFORMAZIONI DI VISITA

Visite solo su richiesta


Tel: 0817951321
Via dei Tribunali, Napoli
Sito del Comune: 
http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1396



Luigi Formisano

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