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Lei
prima di fare lo scrittore a cosa si dedicava?
Io
ero un funzionario di Banca, da ultimo ho lavorato al Banco di Napoli fino al
2013, quando ho optato prima per l’aspettativa e poi per le dimissioni, non
avevo la minima idea ne la minima fantasia di fare lo scrittore
Devo
dire che però come cosa le viene benissimo, quindi se non avesse fatto lo
scrittore avrebbe continuato per la sua strada da bancario?
Assolutamente
mi ritengo un lettore, quello che faccio di mia volontà è leggere, scrivo quando sono contrattualmente costretto a
farlo, ma lasciato a me stesso io leggerei solamente;
Parlando
dei suoi romanzi, ambientati tutti a Napoli, i suoi personaggi principali:
Lojacono e Ricciardi, come mai entrambi non napoletani ?
Io
credo che la città di Napoli sia una realtà cosi complessa, cosi articolata,
che a fondo non possa essere compresa da
nessuno,ma parzialmente può essere interpretata da un meridionale non
Napoletano.
In
quanto una città come Napoli, troppo lontana
dalla mentalità dei settentrionali, ma che i napoletani non sarebbero in grado di interpretare perché troppi interni
per poterla guardare oggettivamente. E' come se lei dovesse guardare giudicare
un palazzo dal suo interno, cioè lei è vicinissima, più vicino non potrebbe, è
dentro ma non potrebbe vederlo come si deve, per guardarlo bisogna fare un
passo indietro, quindi credo che un meridionale non Napoletano un cilentano,
nel caso di Ricciardi, e un siciliano nel caso di Lojacono, abbiano gli
strumenti per comprendere certe rotte e certe caratteristiche della città anche
non essendoci dentro, non essendo vittime della velocità e dell’articolazione
della città.
Io
per prima non mi era accorta, prima di leggerne la descrizione fatta nel libro,
di quanta musica si può ascoltare per le vie di Napoli
Si
per me una delle cose più complesse nella scrittura è fare un passo indietro,
mettermi nei panni di un non napoletano che vede Napoli, la quantità di musica
di rumore, di risate, è una città che ha una quantità di manifestazioni che
sono sonoramente, fisicamente e visivamente al di sopra dello spettro della
reale città.
E
solo chi secondo lei è un passo indietro nel vederla, ne riesce a capire
l’interezza? Esatto
Come
ha scelto i luoghi dove ambientare i suoi romanzi ?
Ricciardi,
il suo commissariato è la Questura, quella era la Napoli negli anni ’30. Per
Lojacono Pizzofalcone perché in quel luogo, si hanno 4 città in una, in
quattrocento metri: Quartieri, Via Chiaia, Piazza dei Martiri, fino al
Lungomare, mettere un commissariato immaginario li da un lato era simbolico,un
luogo del tumulo della Dea Partenope, dall’altro lato ha l’opportunità di
attraversare quattro città in un unico ambito che è una cosa meravigliosa;
Secondo
lei la descrizione che viene fatta attraverso Napoli nei suoi romanzi, com’è
cambiata Napoli?
Cambia costantemente, Napoli cambia come una pentola che bolle. In cui la parte
superiore e la parte inferiore si cambiano di posto continuamente, quindi da
lontano lei vede solamente una pentola con un liquido dentro ma in realtà,
questo liquido bollendo al suo interno varia nel proprio movimento e nella
propria posizione, quindi è costantemente in cambiamento, quindi lei fisserà un
aspetto in un momento, ma mai la città sarà statica; Napoli assomiglia a se
stessa ma non è mai uguale;
Quali
sono secondo lei gli aspetti e le cause che hanno generato questo boom di
turisti negli ultimi anni a Napoli?
Banalmente
e semplicemente Napoli è la città d’arte tra le più importanti del mondo e i
turisti questo lo sanno e noi napoletani no, e nemmeno il governo di questo
paese lo sa, ma i turisti lo sanno: questa è una città che non ha luoghi
naturali secondi per bellezza alle Maldive, questa è una città che ha siti archeologici in numero non inferiore a Roma di cui è più
antica, questa è una città che non ha situazioni artistiche inferiore a Firenze
perché è stata Capitale, e lo è stata per centinaia di anni , i turisti lo
sanno benissimo e non si perdono l’opportunità di venire a vedere queste
meraviglie. Criminale è il modo di tenerle e non valorizzarle, di questo noi
siamo colpevoli. io credo che la bellezza sia una croce una difficoltà, una
condanna, difficile da portare difficile da trascinare.
Le chiese: noi abbiamo
centinaia di chiese chiuse, San Giovanni a Carbonara, per esempio, restaurata grazie agli ordini degli
ingegneri, è una cosa meravigliosa, di una bellezza incredibile, ma è chiusa perché non c’è personale che la possa
tenere aperta;
Quanto
influisce secondo lei il lavoro degli intellettuali, penso solo ai
contemporanei come lei, De Silva, Ferrante, giusto per dirne qualcuno, alla
promozione di Napoli, raccontandola sotto altre luci, sotto altre spoglie.
Dunque
Napoli è un veicolo, è un contenitore, non siamo noi i primi a raccontarla, io
la perdonerò per avermi chiamata intellettuale, ma solo per questa volta...
Va
bene allora sarà la prima e ultima!
...Napoli è un luogo, è una situazione emotiva,che si può vedere
da più di due milioni di punti di vista, che sono i due milioni di abitanti
della città, Napoli non è diversa da mani sulla città di Rossi, da Napoli
milionaria di Eduardo, dalla Napoli di Viviani, di Compagnone,
di Rea, di Prisco. questi la vedono e la raccontano, non è
la promozione della città che è importante, perché anche Gomorra che tutto fa
tranne che promozione, vive di Napoli e racconta Napoli, io credo che
banalmente sia un posto articolato meraviglioso e complesso, che si possa
raccontare da milioni di punti di vista diversi, nessun’altra città può essere
raccontata così, l’identità di questa città moribonda e immortale, l’identità di questa città è
cosi complessa, e talmente vasta che nessuno può permettersi nemmeno di
sognare, di interpretarla da un unico punto di vista;
Giuliana Pollastro
Riproduzione riservata
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