La Riserva naturale Oasi WWF Cratere degli Astroni si trova all'interno di un Sito d'Importanza Comunitaria nei Comuni di Pozzuoli e Napoli. E' inoltre una Zona di protezione Speciale.
Il Cratere degli Astroni è un vulcano spento che fa parte del più complesso cratere di Agnano, inserito nella area vulcanica dei Campi Flegrei.
Di questi è il più giovane dei crateri, con i suoi 3600 anni e si estende per 247 ettari.
Il fondo del Cratere degli Astroni presenta alcuni rilievi tra i quali il Colle dell'Imperatore e il Colle della Rotondella che si sono formati in seguito all'attiviatà eruttiva.
Nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti, Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande, con vegetazione tipica delle zone lacustri (canne, giunchi, tife e salici).
Via Agnano Astroni 46880125 Napoli
Informazioni e prenotazioni:
tel 081.5883720, fax 081.5881255
e-mail oasiastroni@wwf.it
In caso di condizioni metereologiche avverse o altri eventi naturali, l'Oasi resterà chiusa.
In auto: tangenziale di Napoli, uscita Agnano, proseguire sulla destra per 2 km.
In autobus: linea C14 a partire dalla Cumana Stazione Pianura o da Bagnoli – Piazza Salvemini.
La Riserva naturale Cratere degli Astroni offre ai visitatori un vasto numero di percorsi tematici ed educativi: dalla storia alla geologia, dalla botanica alla zoologia, ogni percorso ha una sua peculiarità ma si intreccia e si completa con gli altri aspetti. Per le caratteristiche di grande naturalità, alcuni itinerari possono essere chiusi in alcuni periodi del'anno per motivi di sicurezza o di studio, pertanto la percorribilità di ciascun Sentiero natura deve essere verificata in anticipo.
Inoltrandosi nell’Oasi verso il fondo del cratere, il visitatore avrà la possibilità di percorrere un sentiero facile e di breve durata ma ricco di sorprese. I tre specchi d’acqua, infatti, nonostante siano situati a poca distanza l’uno dall’altro, sono caratterizzati da diverse origini e superfici e offrono la possibilità di osservare tre zone umide con ecosistemi differenti.
il Cofaniello Piccolo, è un ambiente palustre dall’aspetto selvaggio, caratterizzato dal verde tappeto della lenticchia d’acqua, e da fauna di anfibi, uccelli acquatici e insetti; il Cofaniello Grande invece è ormai quasi asciutto; il Lago Grande è un lago vero e proprio, di circa 3 ettari che offre uno spettacolo di grande valenza paesaggistica e ambientale: tra il bosco igrofilo ed il canneto, e le grandi estensioni di ninfea bianca, si possono osservare molte specie di uccelli, da quelli acquatici ai rapaci, oltre ai rettili e le numerose e colorate libellule
Il Sentiero Natura del bosco misto è una passeggiata di grande valore naturalistico e di facile percorribilità: dopo solo pochi metri si incontra una delle tracce della fervente vita nella riserva: una fila di pini marittimi dalla corteccia bucherellata ci mostra infatti una delle attività preferite dal simbolo dell’Oasi: il picchio rosso maggiore.
Attraversando una zona del bosco particolarmente suggestiva per la sua naturalità, si incontra la principale attrazione di questo percorso: Gennarino. Si tratta di una farnia secolare battezzata così da chi, nel tempo, ha amato e curato l’Oasi e sfuggita ai selvaggi tagli degli anni ’90. Si pensa che Gennarino possa avere circa 350 anni e per abbracciarlo ci vogliono le braccia di più di dieci bambini.
Chiunque ami il sole, le lunghe passeggiate e gli scorci paesaggistici non deve fare altro che raggiungere il piazzale d’ingresso degli Astroni. Da qui, infatti, si può facilmente risalire la torre di guardia per raggiungere il muro di cinta Borbonico che circonda l’intera riserva e intraprendere il sentiero che costeggia il muro dall’interno. Il percorso è lungo quasi 6 km, con un dislivello massimo di 100m, ma vale la pena fare un piccolo sforzo: una volta arrivati in alto rimarremo stupiti dal paesaggio che si offre al nostro sguardo; sul fondo, all’interno del cratere potremo ammirare il fitto verde del bosco che, all’aumentare della quota, lascia pian piano il posto alla macchia mediterranea e alla lecceta, ma ancora più suggestiva è la visione del lago dall’alto.
Il Cratere degli Astroni è l’unico, insieme a Monte Nuovo, ad essersi conservato intatto fra le centinaia di crateri presenti nei Campi Flegrei. Questo itinerario, quindi, offre sicuramente molto all’appassionato. Raggiunta la Cava rachitica, l’unica parete di roccia lavica all’interno del cratere, si prosegue per il Colle dell’Imperatrice, cono scoriaceo che con i suoi circa 70 m di altezza rappresenta il punto più alto dell’interno del cratere, e si costeggia la Rotondella, anch’essa un cono scoriaceo originatosi nel corso delle eruzioni secondarie ma di altezza inferiore. Si raggiunge quindi la Vaccheria, utilizzata in passato dai Borboni come casina di caccia e oggi dai bellissimi rapaci notturni come civette, allocchi e barbagianni per nidificare o riposare, nonché dalle più elusive donnole e volpi
Il Cratere degli Astroni rappresenta una delle località più ricche di uccelli della provincia di Napoli: nei suoi molti ambienti sono state censite circa 130 specie durante l’arco dell’anno.
Una passeggiata nell’Oasi alla ricerca di questi bellissimi animali risulta, quindi, estremamente interessante.
Raggiungendo la Cava rachitica sarà molto facile osservare il bellissimo falco pellegrino, che qui nidifica ormai da molti anni. Una volta appagata la vista potremo dedicarci all’udito imboccando, di fronte alla Cava, il sentiero che si inoltra nel bosco. Qui, infatti, è possibile ascoltare scriccioli, capinere, le numerose cincee e la chiassosa ghiandaia.
Verso il Lago Grande si potranno osservare molti e affascinanti uccelli acquatici. Dalla moretta tabaccata al germano reale, dalla folaga alla gallinella d’acqua, dal tuffetto al tarabusino e al martin pescatore è impossibile non rimanere affascinati dalla vita in acqua e attorno ad essa.
Il cratere degli Astroni, originatosi circa 3.700 anni fa, fa parte del campo vulcanico dei Campi Flegrei, un sistema di edifici vulcanici sviluppatisi ad ovest della citta’ di Napoli.
Sul significato del termine Astroni esistono diverse ipotesi. Una di queste fa derivare l’origine del nome dalla parola Sturnis, per l’abbondante presenza di storni di Aironi nell’area; alcuni invece ritengono che derivi da Sterope, un Ciclope che, secondo la mitologia, viveva in quest’area. Secondo un’altra ipotesi ancora, Astroni nasce dal termine Strioni o stregoni che, stando ad alcune credenze popolari dell’epoca, realizzavano nel cratere i loro riti magici.
Antichi documenti che raccontano il percorso storico degli Astroni riportano del suo utilizzo come bagni termali, in cui nel 1217 si recò Federico II per curarsi da una malattia.
La seconda metà del XV secolo vede la trasformazione del cratere degli Astroni in riserva di caccia Reale, per opera di Alfonso I d’Aragona, il quale popolò il cratere di specie animali di interesse venatorio come cinghiali, cervi, caprioli e uccelli.
Nel 1721 l’area sospese il suo ruolo di riserva di caccia e fu donata ai Gesuiti, che la tennero fino al 1739, quando fu ceduta a Carlo III di Borbone che la riconverti’ in riserva di caccia e la ripopolo’ nuovamente di selvaggina.
A partire dalla metà del 1800, l'attuale riserva entrò nell’area di gravitazione della città di Napoli e la sua funzione iniziò a mutare radicalmente: dal 1919 al 1970, infatti, affidata in gestione all’Opera Nazionale Combattenti, l’area fu sottoposta ad un forte sfruttamento agricolo, mentre durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata come deposito di armi.
Finalmente, nel 1969, il Ministero dell’Agricoltura e Foreste accolse le richieste di un gruppo di attivisti del WWF Italia, riconoscendo l’area come Oasi della protezione della fauna stanziale e migratori.
Nel 1970, quindi, gli Astroni furono acquistati dalla Regione Campania e nel 1987 il Ministero dell’Ambiente istituì la Riserva Naturale Cratere degli Astroni.
Nel 1990 viene firmata la convenzione tra il WWF, la Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Agricoltura e Foreste con la quale la gestione dell’intera area veniva affidata al WWF Italia.
Nel 1992, quindi, l’Oasi è stata aperta ufficialmente al pubblico.