Una funzione, quella attuale, che sembra quasi collegarsi alle sue origini. Via
Mezzocannone, infatti, nei secoli è passata dall’essere un semplice canale di
scorrimento per le acque, un fossato insomma, sino a trasformarsi, poi, in una
strada popolata da botteghe di tintori, che lasciavano scorrere le proprie
miscele lungo la via.
Da un fiume di acqua, quindi, ad un fiume di colore e,
infine, ad uno di gioventù.
Curiosa
anche l’origine del suo nome, passato da via Fontanula a quello di via
Mezzocannone, in seguito alla costruzione di una fontana, voluta da re Alfonso
II nel XV secolo.
La fontana, nata per abbeverare i cavalli, presentava,
infatti, la cannella di bronzo da cui sgorgava l’acqua, chiamata volgarmente
cannone, troppo corta. Ne risultava, così, un’opera, sulla cui sommità era
stata posta anche una scultura dello stesso re per conferirle una certa
imponenza, dall’aspetto, invece, piuttosto buffo.
Da qui l’esplosione di
fantasia del popolo napoletano che ne coniò il termine ‘mezzocannone’.
Oggi
di quella fontana, situata a metà strada, non vi è più traccia. La via è
costeggiata da un lato dagli edifici di alcune sedi dell’Università Federico
II, dall’altro dal susseguirsi di tanti piccoli negozietti di varia natura.
Sono quest’ultimi, con la loro varietà di genere, a richiamare quell’idea di
colore tipica, un tempo, di questa strada.
Passeggiando ci si imbatte in
librerie, copisterie, cartolerie, bar e pizzetterie, ma ciò che conferisce una
certa originalità a questa via è soprattutto la presenza di negozi che
propongono consumi alternativi.
Un aspetto che abbraccia sia il mondo
dell’alimentazione, con, ad esempio, vendita alla spina o cibo vegano, sia
quello della moda, con i caratteristici negozietti di abbigliamento vintage il
cui prezzo è stabilito in base al peso. Insomma, via Mezzocannone non è solo
una strada da attraversare frettolosamente perché in ritardo per un corso da
seguire all’università, ma anche un tratto di questa città che, per le sue
mille sfaccettature, vale la pena assaporare.