RINT E VIC: Piazza del Gesù Nuovo, dove vita e morte si stringono la mano

Una targa UNESCO che designa il centro storico di Napoli patrimonio dell’umanità. Non un’utopia, ma la realtà. Essa è affissa sulla facciata della chiesa del Gesù Nuovo. C’è, è ben evidente, ma per molti è impossibile vederla.


Ogni giorno piazza del Gesù Nuovo è attraversata da tantissima gente. Situata nel cuore della città, se non fosse per i gruppi di turisti e le scolaresche che si fermano ad ammirarla, più che una piazza sembrerebbe una zona di passaggio. Sono davvero tanti i lavoratori che ogni giorno la percorrono a passo spedito. 

E’ possibile vederli arrivare a prima mattina come tante schegge da via Domenico Capitelli o da Calata Trinità Maggiore. In ritardo o con impegni importanti da rispettare, con lo sguardo dritto schivano chiunque si ponga sul loro tragitto e di certo non notano quella targa che, forse, meriterebbe un’occhiata anche solo di ringraziamento. 


La fretta non fa apprezzare le cose belle, si penserà. Eppure non è così e la dimostrazione è nella stessa piazza. Difficile crederci, ma quella corsa, che sembra non conoscere ostacoli o contrattempi, subisce un rallentamento naturale. 

Si, è vero, potrà passare inosservata una targa di riconoscimento, ma non c’è ritardo o impegno lavorativo che regga dinanzi alla bellezza delle famose bugne a punta di diamante della chiesa che da’ il nome a questa piazza. La successione di tante piccole piramidi di pietra con strani segni incisi sopra, rendono la facciata davvero unica. Unica e magica se si pensa alla storia che racchiude. 

La leggenda racconta che la parete sia stata costruita da maestri della pietra, in grado di caricarla di energia positiva. I misteriosi graffiti sulle piramidi, quindi, avrebbero a che fare con le arti magiche. Loro compito era quello di convogliare tutte le forze benevole dall’esterno all’interno della struttura



Recentemente, però, alla leggenda si è intrecciata la scienza. Alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che i segni corrispondo a lettere aramaiche, l’alfabeto di Gesù, che, lette da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, darebbero vita ad una melodia della durata di circa tre quarti d’ora. Basta un attimo per passare dall’immagine di uno scudo che protegge dal male a quella, molto più romantica, di un grande spartito a cielo aperto. Sacro e profano si stringono la mano. 

E non una volta sola. Al centro della piazza, infatti, si erge l’imponente obelisco dell’Immacolata. Un trionfo di angeli e immagini religiose coperto da un velo di blasfemia. Le voci del popolo raccontano che, grazie a cambi di luci e di prospettiva, in particolari momenti della giornata sarebbe possibile scorgere immagini di morte. 

La stessa Immacolata, vista di spalle, assumerebbe le sembianze della morte con falce. Provate ad ascoltare la melodia ricavata dalle lettere aramaiche: sembra che un suono inquietante e fugace si alterni ad un piacevole cinguettio di uccellini.

Simboli esoterici, segni religiosi, rappresentazioni del bene e del male: mi ritrovo a dire che Piazza del Gesù Nuovo non è una piazza, ma una zona di passaggio, quello dalla vita alla morte. Tutto torna.


Fabiana Carcatella

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Video da Il Mattino di Napoli: